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Hotmail. Come accedere e storia della posta elettronica Hotmail

Hotmail esiste ancora

Hotmail, la storica casella di posta elettronica gratuita, ha dominato per anni il mondo del web. Grazie anche a una campagna di lancio riuscitissima, Hotmail ha raggiunto in breve tempo un numero sorprendente di utenti che hanno usato i servizi che proponeva in tutto il mondo. Oggi è stata sostituita da Outlook, pur conservando le caselle di posta elettronica col nome hotmail. Ma qual è la sua storia? Chi di voi ha ancora una casella di posta elettronica @hotmail.com. Ripercorriamo insieme la gloriosa storia della posta elettronica Hotmail.

Come accedere ad Hotmail

Come spiegheremo bene più avanti tutti i servizi Hotmail sono ormai confluiti in Outlook, il marchio centrale dell’offerta Microsoft per i servizi di messaggistica e posta elettronica. Si ha quindi oggi un unico accesso per le caselle di posta elettronica Hotmail e Outlook che è da questo indirizzo:

https://login.live.com/

Da quell’interfaccia non solo è possibile accedere alla posta Hotmail ma è anche possibile creare un nuovo indirizzo di posta elettronica. Ebbene sì, nonostante il marchio Hotmail sia stato mandato in pensione, le caselle del tipo @hotmail.com possono ancora essere create. Evidentemente, in rete, sono così popolari che i vertici Microsoft hanno pensato di lasciarle ancora utilizzabili, anche come possibili nuovi indirizzi.

Login Hotmail

Leggi anche: Alice Mail, Tim Mail, Libero Mail e storia della posta elettronica

La nascita della posta Hotmail


Hotmail nasce a metà degli anni novanta, in quel periodo caldissimo in cui tutto il mondo si stava affacciando alla rete e internet stava esplodendo, raggiungendo come una ragnatela le case, le aziende, gli uffici di tutto il mondo. È il 1995 quando Jack Smith, insieme al suo collega alla Apple, l’informatico Sabeer Bhatia, hanno l’idea di fondare una compagnia che fornisse una mail gratuita per il web.

Come succede ogni volta che si partorisce qualcosa, (o qualcuno ovviamente!) bisogna poi decidere un nome, che gli resterà appiccicato per tutta la vita. Il compito del naming fu affidato a Jack Smith, che insieme alla moglie iniziarono a ragionare su tutta una lunga serie di proposte che contenessero al suo interno la parola “mail”. Il senso era quello di far capire subito di cosa si trattasse: posta dunque.

Alla fine fu scelto Hot. Non tanto perché fosse un nome bellissimo, ma perché Hotmail conteneva in ordine perfetto la sequenza delle lettere HTML, suggerendo quindi in maniera subliminale che si stava parlando di qualcosa che aveva a che fare con l’internet. Senza troppi fronzoli, alla fine fu scelto questo nome, e diciamo che funzionò. Bisognava metter su la compagnia in breve tempo per potersi presentare dagli investitori.

Vecchio logo di Hotmail


I due cercano finanziamenti presso la Draper Fisher Jurvetson, la società americana di venture capital che investe in particolar modo in informatica e nuove tecnologie (tra gli investimenti dell’azienda figurano ad esempio anche Twitter, Tesla e SpaceX). Trovare chi investisse sul progetto non era stato facile: i due ingegneri non avevano esperienza in campo aziendale, e Bhatia aveva bussato a molte porte prima di ricevere un sì..

Pare che ben 21 investitori lo avessero mandato a casa a bocca asciutta. Si dice che non avessero alcun piano aziendale, nessun grafico o proiezione, ma solo un incredibile spirito di avventura. Un “ottimismo allucinogeno” come l’ha definito Jurvetson, uno dei soci della compagnia ( la cui storia meriterebbe un articolo a parte!). Insieme a Juverston, dall’altra parte del tavolo, di fronte ai due fiduciosi informatici, sedeva Tim Draper, il fondatore della società, famoso per il suo carattere estroverso e il suo fiuto per gli affari: uno dei miliardari da Bitcoin e l’inventore, insieme a Juvesrton, del termine “marketing virale”, applicato proprio a Hotmail.

Della incredibile campagna di marketing vi parleremo tra un istante, ma torniamo ai nostri due amici e al loro irresistibile spirito ottimistico. Fortunatamente questo ottimismo alla fine pagò, e la DFJ investì 300mila dollari sulla “piccola” Hotmail.
Hotmail nasce ufficialmente il 4 luglio 1996, una data che non è stata scelta a casaccio, perché come anni e anni di cinematografia ci hanno insegnato, negli stati Uniti si festeggia l’Indipendence Day.

In poco tempo, il servizio vanta centinaia di migliaia abbonati, che iniziano a crescere in maniera esponenziale in modo sorprendente, grazie a una strategia fenomenale, in cui gli utenti stessi pubblicizzavano Hotmail. In poco più di un anno Hotmail raggiunge oltre 12 milioni di abbonati, che stuzzicano l’appetito niente meno che della Microsoft di Bill Gates, che compra la compagnia alla modica cifra di 400 milioni di dollari. Quando si dice “fare bingo!”.
Ma quale è stato il segreto del successo di Hotmail? Abbiamo già accennato a una campagna di lancio super intelligente. Ve la raccontiamo.

Il successo di marketing di Hotmail: “Come se Zeus avesse starnutito sul Pianeta”

Il lancio di Hotmail è stata una delle campagne più riuscite della storia del marketing. Attenzione: nessuna strategia geniale potrebbe permettere un successo così eclatante se alla base non ci fosse stata un’ottima idea e un grande servizio! Anzitutto Hotmail era gratuito, adatto a tutti colori che si stavano timidamente affacciando al mondo del web e della posta elettronica.
Ma quale fu l’uovo di colombo che permise una diffusione così rapida del servizio? Possiamo sintetizzarlo con due parole: Viral Marketing.


Alla nascita di Hotmail Bathia suggerì di presentarsi al mondo con una campagna pubblicitaria molto convenzionale, fatta di affissionistica e spot pubblicitari alla radio, ma Draper non si mostrò convinto, e propose di utilizzare il mezzo stesso per farsi veicolo promozionale. Come? Inserendo in ogni mail inviata un invito a aderire alla nuova, incredibile piattaforma gratuita. Ma la strategia non si limitava a diffondere la pubblicità di Hotmail tramite il web: si tratta di qualcosa di molto più sottile ed efficace, che affonda la sua idea in una pratica abbastanza antica, ma tradotta attraverso il linguaggio delle nuove tecnologie.

L’ispirazione è quella delle vendite tra amici ( o meglio amiche): una pratica molto diffusa negli Stati Uniti ma in realtà anche parecchio in voga da noi in quegli anni. Avete presente la “mamma” di Edward Mani di Forbice che organizza il tè con le amiche per vendere i prodotti di bellezza? Draper si ispirò alla struttura di marketing di Tupperware, dove le signore che andavano a casa delle amiche ad acquistare i prodotti per la casa che venivano proposti durante le festicciole organizzate appositamente per vendere, diventavano spesso a loro volta venditrici.

Per questo propose di inserire in calce ad ogni mail una frase che invitasse il destinatario a diventare lui stesso membro e di conseguenza promotore della grande comunità Hotmail. Pare che ci sia stato un braccio di ferro tra Draper e i due sviluppatori, e una volta avuta conferma che era tecnicamente possibile, propose il messaggio da inoltrare al mondo. «PS: I love you. Get your free e-mail at Hotmail». Bene, non ci fu modo di convincere i due ingegneri, quindi Hotmail fu lanciata senza la frase, nonostante la convinzione di Draper che quella piccola frase avrebbe prodotto un effetto virale senza precedenti.


Come abbiamo già raccontato, Hotmail viene lanciata quindi il 4 Luglio, il giorno dell’Indipendenza degli Stati Uniti d’America, data scelta non a caso, perché Hotmail avrebbe finalmente donato a tutti gli utenti la libertà di poter usare la propria casella di posta elettronica da ogni parte del pianeta, senza vincoli, e gratis. Lo stesso anno usciva il film di Emmerich, quello con Will Smith che salva il pianeta dall’invasione aliena, dove il grido di battaglia era un sobrio “ l 4 Luglio non sarà più ricordato solo come una festa americana, ma come il giorno in cui il mondo con una sola voce ha dichiarato noi non ce ne andremo in silenzio nella notte.”


In poche ore subito i primi 250 utenti si erano registrati, senza nessuna grande campagna pubblicitaria ma solo grazie al passaparola. Non sono numeri da capogiro, ma la diffusione delle iscrizioni a un servizio grazie principalmente al tam tam convinse ancora di più Draper che quella sarebbe stata la chiave del successo.
La maggior parte dei nuovi utenti, infatti, erano tra i contatti di chi si era già iscritto: questa era la strada da percorrere.

Tim Draper tornò alla carica con la proposta della sua tagline, ancora più convinto di prima per il fatto che l’80% delle nuove iscrizioni ad Hotmail arrivavano effettivamente da amici di utenti già iscritti.
I due ideatori di Hotmail continuavano a mostrare una certa resistenza, preoccupati che la tagline avrebbe potuto spaventare soprattutto per questioni di privacy, ma alla fine Draper la spuntò, e fu inserita in calce la famosa frase magica. Fu un po’ ripulita: senza la dichiarazione i Love You, ma un casto “Get your free e-mail at Hotmail’.


L’idea, come sappiamo, funzionò. Quale miglior biglietto da visita di un prodotto che sapere che i tuoi amici lo stanno usando? È una delle promozioni più rassicuranti di sempre. Ma quello che davvero fece esplodere il fenomeno in maniera virale fu l’istinto di imitazione che è insito nell’essere umano. È grazie a questo istinto che noi da piccoli impariamo a parlare, a giocare, a mangiare, a sperimentare ogni fase della nostra vita.

Una volta cresciuti, invece di imitare per fare esperienza, ci affidiamo all’esperienza che abbiamo già per prendere le nostre decisioni. Non è solo “se ce l’hanno tutti, devo averlo anche io”. È qualcosa che va al di là della moda, che pure gioca su questo meccanismo. Perché la moda propone l’estetica, qui invece c’è anche e soprattutto la necessità di impadronirsi di uno strumento utile, senza il quale si rischia di essere tagliati fuori dal mondo.

“Se non hai Facebook non esisti” si diceva all’epoca del lancio del social network. Non è molto diverso. La tecnologia può spaventare, ma una volta che ci hai fatto amicizia diventa una preziosa alleata. Lo abbiamo sperimentato quando abbiamo dovuto farci la Pec, lo Spid, entrare nei nostri fascicoli sanitari elettronici in epoca Covid. I nostri amici più smaliziati ci hanno detto quale era il metodo più pratico ed economico per risolvere il nostro problema con la burocrazia digitale.


Ed ecco che centinaia, migliaia e poi milioni di utenti ti propongono senza nemmeno esserne coscienti di entrare nel club nel modo più semplice possibile: basta cliccare su un link. In soli sei mesi si arrivò a un milione di utenti, che crescevano sempre più velocemente. Troppo forse, con non pochi problemi per il povero Smith, che non aveva pensato a un server che potesse reggere una folla oceanica.


Oggi siamo fin troppo ( tristemente) avvezzi a sapere come si comporta una diffusione virale: basta un “ contagio” per sviluppare un nuovo focolaio, e questi furono gli effetti di questa nuova strategia di marketing. Per fare solo un esempio, quando uno dei fondatori, Bathia, inviò una mail a un suo contatto in India, dopo 3 settimane Hotmail contava centomila utenti in quel Paese.
“Come se Zeus avesse starnutito sul Pianeta”, affermò il soddisfatto Jurvetson.

Da Hotmail a Outlook


Nel corso degli anni Hotmail è sbarcato anche in Italia fornendo indirizzi di posta elettronica gratis sia come Hotmail.com che come Hotmail.it. Il grande successo di Hotmail ha iniziato ad avere un declino verso il 2012 in concomitanza con la grande espansione di Google, che ha sbaragliato la concorrenza anche grazie all’uso sui  device, la sincronizzazione di calendar e rubrica, l’integrazione con giochi e social.


Proprio per contrastare l’enorme concorrenza di Google, Hotmail si è evoluto per trasformarsi in quello che oggi è Outlook, organizzato in maniera molto simile a Gmail. Oggi Outlook ha un bel numero di utenti, circa 400 milioni in tutto il mondo, ed è integrato con Windows e Skype. Nonostante Hotmail non esista più, si sono conservate le vecchie caselle hotmail.it e hotmail.com, che possono essere utilizzate o convertite sul nuovo Outlook.

Tutto ciò è fondamentale perché oramai i nostri account di posta elettronica conservano la nostra storia, personale e lavorativa, i documenti, le foto, ma anche gli appuntamenti e le decine di servizi a cui accediamo quotidianamente.
Outlook oggi permette anche una versione premium a pagamento, che consente di godere di servizi aggiuntivi come ad esempio un incremento dello spazio di archiviazione e l’assenza dei fastidiosi banner pubblicitari a lato.

Bisogna stare al passo con i tempi, negli ultimi decenni il nostro modo di fruire dei servizi internet è cambiato con una velocità incredibile, ogni mese un nuovo social e una nuova possibilità si affaccia all’orizzonte, i nostri devices sono sempre più potenti e stanno spesso sostituendo il vecchio PC, usato prevalentemente solo per lavoro. Outlook.com consente di creare documenti attraverso il pacchetto Office, è integrato con i social network e mira a dare una spallata a Google grazie alla possibilità di chattare su Skype direttamente dalla mail, in maniera molto più pratica di quello che è l’Hangout di Google.


Col suo sistema integrato Outlook permette di pianificare impegni, ricorrenze, effettuare check in dei voli, oltre ad essere progettato per essere accessibile a tutti grazie ad una tecnologia assistiva che consente anche a persone con disabilità di poter usare facilmente i servizi, ad esempio tramite i comandi vocali.
Con la chiusura di Hotmail, secondo molti, è andato via un pezzo di storia.
Molti gli utenti che si sono trovati spiazzati dal cambiamento, e Outlook mira a far fare questo passaggio nel modo più indolore possibile.
Come recita l’home page di Outlook…se stai cercando Hotmail, l’hai trovato.


Foto dell'autore
Francesca Irene Thiery. (Franny) è un’illustratrice Romana. Dopo il diploma allo IED è stata selezionata a numerosi concorsi internazionali e ha pubblicato diversi libri. Da più di 20 anni realizza i suoi disegni sia per l’editoria tradizionale che per il digital. Dal 2020 scrive un suo blog di corsi di disegno (frannythiery.com) . Produce contenuti creativi, ironici e coinvolgenti per la UpGo.it srl.

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